Alluce rigido

Alluce rigido - dott. federico fofi

Si conosce come alluce rigido l’artrosi primaria o secondaria dell’articolazione metatarso falangea del primo raggio. Caratterizzato da scarsa mobilità dell’articolazione associata a dolore e spesso alla presenza di osteofiti dorsali tra la testa del primo metatarso e la base della falange prossimale che rendono difficile il movimento di estensione dell’alluce durante la camminata.

Questa patologia colpisce circa il 2% della popolazione con una netta prevalenza degli uomini sulle donne tra i 30 e i 60 anni di età.

Esistono numerosi fattori intrinseci e non che concorrono alla formazione dell’alluce rigido:

  • Primo dito del piede lungo responsabile di ripetuti microtraumi per il contatto con la calzatura;
  • Forma piatta della testa del primo metatarso che modifica e altera il movimento normale dell’articolazione metatarso-falangea favorendo la comparsa di un artrosi primaria;
  • Pronazione del metatarso con alterato angolo di incidenza al suolo e insufficienza meccanica;
  • Lesioni osteocondrali della testa del primo metatarso;
  • Malattie sistemiche (gotta, reumatismi), infiammatorie (es. artrite reumatoide), traumatologiche o insuccessi di precedente intervento (es. alluce valgo).

A seconda dello stadio di degenerazione dell’articolazione metatarso-falangea, possono essere indicate ai paziente diverse soluzioni.

L’obiettivo è diminuire il processo infiammatorio locale e intra-articolare. Nei casi più lievi, può essere sufficiente l’assunzione di farmaci anti infiammatori e/o terapie fisiche oltre che la riduzione delle forze di estensione dell’articolazione metatarso falangea ottenuta con la scelta di calzature adeguate (es. a suola rigida e tipo balance), sufficientemente larghe e comode per non creare conflitto e costrizione alla regione dell’alluce.

I pazienti che non trovano beneficio dall’impiego dei metodi sopra descritti e che radiograficamente mostrano un alluce rigido in uno stadio avanzato, con dolore articolare importante, ridotta funzionalità e mobilità e che intendono mantenere uno stile di vita attivo e dinamico, possono essere sottoposti al trattamento chirurgico.

Anche per questa patologia la tecnica percutanea mininvasiva risulta essere una valida soluzione.

Gli atti chirurgici descritti di seguito, possono essere effettuati tutti o in parte a seconda del livello di rigidità.

Esostectomia globale:  Liberazione dell’articolazione metatarso falangea con eliminazione degli osteofiti. Decompressione della capsula articolare, aumento dell’arco di movimento e diminuzione del dolore.

Osteotomia cuneiforme della falange prossimale: L’esecuzione dell’osteotomia aumenta l’estensione dell’articolazione MF a seguito dell’accorciamento del primo dito con conseguente diminuzione di ripetuti microtraumi e effetto biologico di diminuzione della pressione intravascolare a livello della falange.

Osteotomia cuneiforme del primo metatarso:  Si ottiene lo stesso effetto dell’osteotomia eseguita nella falange con aumento dell’estensione ed effetti biologici a livello metatarsale.

L’operazione avviene in anestesia locale e il decorso post-operatorio è estremamente rapido: dopo pochi giorni il paziente può deambulare con una scarpa normale, dalla suola flessibile, che gli consente di esercitare l’alluce mantenendone la mobilità.

Artrodesi della articolazione metatarso falangea dell’alluce:  Quando la decompressione chirurgica dell’articolazione metatarso-falangea dell’alluce è inefficace o la sintomatologia dolorosa è importante, come avviene nelle artrosi avanzate, nelle patologie autoimmunitarie come l’artrite reumatoide, nelle lesioni post-traumatiche, ecc, si ricorre alla fissazione chirurgica dei capi articolari. Il blocco dell’articolazione viene eseguito mantenendo una leggera estensione metatarso falangea per permettere una normale andatura durante la marcia e consentite l’uso di un modico tacco.