Chirurgia Avampiede – Tecnica Percutanea

La tradizionale chirurgia dell’avampiede ed in particolar modo quella relativa alla correzione dell’alluce valgo e delle deformità delle dita è stata di recente affiancata da una nuova filosofia chirurgica che fonda la sua innovazione sulla minore morbidità e sulla netta riduzione del dolore post-operatorio.

La chirurgia del piede  tradizionale rende difficoltosi e dolorosi i mesi successivi all’intervento a causa del fatto che gli accessi tradizionali necessitano spesso di una ampia esposizione chirurgica, di mezzi di osteosintesi (viti, cambre, placche) che a volte rimangono in parte all’esterno (es. fili di Kirschner), e di eventuale  secondo intervento per  rimuoverli; in questa situazione si ha un aumento del rischio di complicanze infettive, di rigidità postoperatoria, di problemi di cicatrizzazione cutanea, specialmente nei pazienti diabetici e con vasculopatie periferiche ed una maggiore probabilità di inestetismi; il tutto sopra descritto determina un forte impatto sulla vita sociale del paziente nei mesi successivi all’intervento.

Le tecniche chirurgiche tradizionali inoltre,  vengono eseguite, nella maggior parte dei casi, utilizzando un laccio ischemizzante al polpaccio che può favorire delle complicazioni vascolari soprattutto in pazienti affetti da insufficienza venosa, varici, o arteriopatia degli arti inferiori.

La chirurgia mini-invasiva del piede, senza modificare la filosofia del trattamento classico della correzione delle deformità, semplifica nettamente il procedimento chirurgico che viene in questo caso eseguito attraverso piccolissime incisioni e con l’utilizzo di strumenti chirurgici appositamente disegnati e dedicati.

Essendo membro dell’Associazione Chirurgica del Dr. Andrea Bianchi, che è il perfezionatore di questa innovativa tecnica (Percutaneus Bianchi System  PBS), utilizzo la Tecnica PBS in quanto mi   permette di ottenere risultati sovrapponibili alla chirurgia classica convenzionale ma, a differenza di questa, è molto

meno dolorosa,  permette una deambulazione precoce con carico totale immediato grazie ad un bendaggio funzionale speciale ed una calzatura a suola piatta rigida, non prevede l’utilizzo di alcun mezzo di sintesi interno od esterno, non prevede l’utilizzo, durante l’intervento, del laccio ischemizzante, consente in ultimo un rapido recupero post-operatorio della deambulazione riducendo considerevolmente il rischio vascolare.

La minima esposizione chirurgica inoltre riduce ogni rischio di alterata cicatrizzazione della ferita come spesso capita nei pazienti affetti da diabete.

La correzione delle deformità e la modificazione delle ossa dell’avampiede avviene utilizzando piccole frese, che vengono introdotte attraverso incisioni della cute di 2-3 millimetri. Queste frese sono guidate dalla mano del chirurgo che “vede” le ossa e le frese stesse attraverso un particolare apparecchio radiologico. La novità importante inoltre è rappresentata dalla assenza di mezzi di sintesi (viti o fili), cosa che consente alle fratture di guarire secondo la “necessità” del piede, piede che camminerà immediatamente dopo l’intervento e sarà libero da medicazioni già dopo una decina di giorni.

Il trattamento chirurgico può essere eseguito anche in Day hospital, non essendo indispensabile il ricovero.

Lo stesso giorno dell’intervento, mediante l’uso di calzature post-operatorie e di un bendaggio imbottito, è possibile poggiare i piedi in terra e camminare normalmente senza l’uso di stampelle.

Dopo una settimana Il paziente si reca al primo controllo medico. Cammina senza bisogno di ausili ed autonomamente. Nel corso della visita viene cambiata la medicazione, ridotto il bendaggio e sostituita la scarpa post-operatoria con una scarpa propria, comoda (tipo da ginnastica di 1 o 2 taglie più grandi). Dopo un mese Si effettua una visita di controllo con le radiografie aggiornate.

La correzione percutanea dei difetti acquisiti dell’avampiede è una tecnica che cerca di superare alcuni dei problemi posti dalla numerose tecniche proposte nel tempo per questo tipo di chirurgia.
In realtà essa non compie alcuna rivoluzione: il concetto di provocare fratture nelle ossa del piede al fine di riallineare le ossa stesse secondo una “geometria” più razionale risale a molti anni fa. Le novità della tecnica percutanea però sono abbastanza evidenti: non vengono esposti i segmenti ossei, la rimozione della esostosi della testa del primo metatarso e le fratture vengono ottenute con piccole frese, non vengono usati mezzi di sintesi di nessun tipo.

Forse la vera novità però consiste nella abolizione della convinzione che ogni frattura necessiti di una immobilizzazione per poter guarire: le fratture provocate vengono lasciate libere, dopo il riallineamento, in modo tale che la guarigione avvenga secondo il carico reale e non secondo standard prefissati. Infatti al termine dell’intervento viene confezionata una medicazione che si basa sull’uso di cerotti per il modellamento delle strutture operate; ciascun operato viene istruito sull’uso corretto dei cerotti nelle medicazioni domiciliari.

Ma i vantaggi di questa tecnica sono numerosi: si esegue in anestesia periferica, del solo piede; è sostanzialmente un intervento ambulatoriale; consente, anzi necessita, una immediata deambulazione; richiede un tempo di guarigione relativamente breve; è un intervento economico in quanto non vengono utilizzati mezzi di sintesi; è un intervento di breve durata, e ciò migliora il comfort del paziente; il dolore post operatorio, sia immediato che tardivo, è veramente molto ben sopportabile e gestibile; le medicazioni, tranne la prima, possono essere fatte a domicilio dallo stesso paziente; i tempi di recupero e di guarigione sono relativamente brevi; le complicanze sono estremamente rare e gli eventuali problemi post operatori facilmente correggibili.

Tutte queste considerazioni fanno della chirurgia percutanea le tecnica di scelta per il trattamento chirurgico delle patologie acquisite dell’avampiede.

Naturalmente la apparente semplicità di esecuzione di questa chirurgia presuppone una profonda conoscenza delle dinamiche funzionali del piede e della sua anatomia, così come una particolare esperienza e capacità di gestione dei problemi di carico.

E, trattandosi comunque di un atto chirurgico, esso va riservato esclusivamente a quelle alterazioni del piede che comportino dolore e difficoltà alla deambulazione, dopo aver chiarito con l’interessato quelli che sono, in generale, le possibilità ed i limiti dell’intervento, a prescindere dalla tecnica utilizzata.

Le patologie del piede trattate con chirurgia percutanea mini-invasiva sono molte e sono rappresentate da :

  • ALLUCE VALGO
  • ALLUCE RIGIDO
  • DITA A MARTELLO
  • DITA IN GRIFFE
  • METATARSALGIA PLANTARE
  • NEUROMA DI MORTON
  • DEFORMITA’ DI HAGLUND
  • INSUCCESSI E RECIDIVE